Immaginiamo di riuscire a gestire i conflitti in modo costruttivo cercando di contenere le emozioni faticose che spesso si generano durante una litigata o una discussione…quanto sarebbe di aiuto nella nostra vita quotidiana? Nelle nostre relazioni familiari, lavorative, ecc.?

 

Di seguito vi presentiamo alcuni aspetti importanti per gestire il conflitto relazionale attraverso una modalità costruttiva e non giudicante che permetta di arrivare più facilmente a un punto di incontro tra le parti ma sopra tutto che non logori eccessivamente la relazione:

  • Prendere la distanza e non agire impulsivamente: se all’interno di una litigata sfoghiamo la nostra rabbia, la nostra delusione o la frustrazione che proviamo dobbiamo essere consapevoli che il nostro è uno sfogo nei confronti dell’altra persona o della situazione ma difficilmente costituirà una strategia orientata alla risoluzione del problema. Al contrario, il nostro sfogo più facilmente aumenterà la tensione e metterà l’altro sulla difensiva. Evitare lo sfogo non vuol dire guardare dall’altra parte o ritirarsi dal conflitto. Questo alla lunga sappiamo che non funziona e potrebbe portare ad un accumulo di rabbia e/o frustrazione sempre più difficile da gestire e contenere che poi potrebbe venire fuori nel modo e nel momento meno opportuno. Diversamente, prendere le distanze ci aiuta a ottimizzare la probabilità di gestire la situazione a favore di una risoluzione della stessa e della relazione con l’altra persona.

A volte, questo passaggio risulta difficile perché le emozioni che proviamo ci “spingono” all’azione e alla ricerca di “giustizia”. Tuttavia, è importante sapere sostare nel disagio di alcune emozioni negative senza agire subito di conseguenza e scegliere il momento giusto per affrontare il problema. Per gestire costruttivamente una tensione relazionale è quindi importante sentirsi pronti a farlo e capire quando l’altra persona è più facilmente disponibile al dialogo. Così facendo, si cercano le condizioni di ottimizzare il risultato ed evitiamo di dire cose di cui ci potremmo pentirci più avanti.

  • Mettersi in contatto con le proprie emozioni: interrogarsi e capire quali sono le emozioni che si provano all’interno di un momento di tensione è molto più utile di quanto può sembrare. Se siamo consapevoli di ciò che proviamo e del perché ci sentiamo così, riusciremo più facilmente a ridimensionare il problema e a controllare sfoghi controproducenti. Quali sono le emozioni che sentiamo e perché? Quando ci siamo sentiti allo stesso modo in passato? Mi sento così per quello che è successo o c’era già qualcosa che non andava prima? Queste sono alcune delle domande che ci aiutano a orientarci all’interno di una situazione conflittuale.
  • Cogliere le ragioni e le emozioni dell’altra persona coinvolta: pensare alle motivazioni dell’altro e capire come si sente e il suo punto di vista ci aiuterà a validare la sua posizione e ci faciliterà nella negoziazione e nella ricerca di obiettivi condivisi. Dare un significato valido alla posizione dell’altra persona in base a quello che pensa o sente non significa condividerla o giustificare possibili comportamenti scorretti ma ci aiuta a capire cosa possiamo fare per andarle incontro pur mantenendo le nostre priorità.
  • Usare uno stile comunicativo non giudicante, basato sull’espressione dei propri pensieri e sentimenti e che prediliga le domande rispetto alla critica diretta. Così facendo dimostriamo rispetto e desiderio di comprendere e faciliteremo un atteggiamento meno difensivo nell’altra persona.

Chiaramente non c’è una “bacchetta magica” che ci permetta di gestire le situazioni di tensione, in particolare all’interno delle relazioni per noi più significative. Tuttavia, tenendo a mente queste indicazioni e allenandoci nel metterle in pratica possiamo sperimentare il conflitto non come una minaccia alla relazione o a noi stessi ma come un aspetto fisiologico delle relazioni, che se affrontato costruttivamente, offre un’occasione di maggiore comprensione dell’altro.

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